Epitaffio: che cos’è?

Epitaffio: che cos’è? L’Epitaffio è la frase che viene incisa sulla lapide del defunto. Rappresenta l’immortalità: un messaggio scritto su pietra che resterà per sempre.

Lo scopo è quello di riassumere, con un breve messaggio o una frase ad effetto, la vita di una persona o un aspetto centrale della sua personalità. Può essere scelto in vita, dalla persona scomparsa, o dai suoi cari.

Epitaffio: che cos’è? Cosa significa?

Il significato del termine Epitaffio è, letteralmente, “Ciò che sta sopra il sepolcro”, deriva dal greco antico. Nell’antica Grecia però, l’epitaffio era il discorso pronunciato durante il rito funebre per commemorare il defunto.

Quando si parla di “Ciò che sta sopra al sepolcro” infatti, si intende quello che, nei tempi antichi, era un discorso in memoria della persona che era venuta a mancare. Un modo per ricordare e per celebrare la sua esistenza, la sua vita, i suoi gesti. Con il tempo, si è scelto di incidere epitaffi sempre più brevi e corti, per via dello spazio presente sulle lapidi moderne.

Con l’epitaffio si omaggia la persona scomparsa: è un messaggio che racchiude ciò che ha significato in vita per i suoi cari. E’ importantissimo perché rimarrà per sempre.

Epitaffi famosi

Tra gli Epitaffi celebri, troviamo quello dello scrittore Charles Bukowski: “Non provarci”; quello del politico Leonardo Sciascia: “Ce ne ricorderemo, di questo pianeta”.

Ci sono poi gli epitaffi sarcastici, come quello dell’attore e regista Aldo Fabrizi: “Tolto da questo mondo troppo al dente”. Oppure quello dell’attore Walter Chiari: “Amici, non piangete, è soltanto sonno arretrato”, fino a Gianfranco Funari, un capolavoro di ironia: “Ho smesso di fumare”.

E ancora, l’epitaffio del fisico Werner Heisenberg: “Giace qui da qualche parte”, o quello di Frank Sinatra: “Il meglio deve ancora venire”.

Un altro epitaffio celebre è quello del grande condottiero Alessandro Magno. Per celebrare la sua grandezza e la sua scomparsa precoce, il suo epitaffio recita: “Un sepolcro basta a colui al quale non bastava il mondo”.

Altro epitaffio potente è quello di Primo Levi, che non contiene parole, ma numeri, a testimonianza dell’orrore vissuto nei campi di concentramento. “174517”: è il numero identificativo che Primo Levi aveva tatuato sul braccio.

Epitaffio Onoranze Funebri Ottani

Non è facile racchiudere in poche righe quello che una persona ha rappresentato, soprattutto quando si hanno molti ricordi e tanti momenti condivisi.

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